Prendendo in prestito il titolo del famoso libro-film della trilogia del Signore degli anelli del più noto maghetto Harry Potter credo che “anello” sia stata la parola più inflazionata nel dopo gara dagli atleti che, come me, si sono cimentati al “long-trail” di 35 km
col passaggio nella splendida spaccatura (su strintu) che la natura e il tempo hanno scolpito per noi: la gola di Is Cioffus.
Solo che l’incanto del posto ha lasciato di stucco anche il volontario in bici che al 16º km avrebbe dovuto indicare la giusta direzione di gara, mandandolo “nel pallone” . Il risultato è stato che molti hanno imboccato il singol-track contromano rischiando un frontale. Chi come me aveva la traccia ha potuto rimediare ma tanti hanno percorso l’anello in senso opposto mettendo in seria difficoltà il buon Arnaldo Aru, fotografo ufficiale di Suelli con succursale a Is Cioffus, che si è visto sfrecciare gli atleti una volta di qua e l’altra di là ruotando il teleobiettivo impazzito a destra e sinistra cercando di catturare le immagini di tutti i trailers per regalare chissà anche l’anno prossimo il pettorale personalizzato (vera “chicca” di quest’edizione).
La difficoltà al 28º km quando, in solitaria a S’Enna, dopo l’ultimo ristoro ho sentito le mie ginocchia che, come dice il mio inossidabile amico Ignazio Farris hanno fatto Aldo, Giovanni e soprattutto Giacomo-Giacomo ho fatto ricorso alla mia testa e, con un pensiero al caro e compianto amico runner Roberto, ho cominciato la discesa immaginandolo al mio fianco sino all’arrivo. Poi l’asfalto, l’incontro con Efisio Ibba e finalmente il pallone del traguardo a liberare tutte le fatiche.
Divertenti a fine gara le varie discussioni e teorie sul vantaggio di percorrere l’anello in un verso o nell’altro, sul piano inclinato, il guadagno di quota, la pendenza, il passo, l’altitudine, la velocità e il tempo relativo, da scomodare addirittura Albert Einstein che nella Teoria della Relatività Speciale afferma: “Il tempo scorre diversamente a seconda che un evento accada nella direzione-verso cui ci muoviamo o da cui ci allontaniamo”.
Poi lo “SPIRITOTRAIL”: il racconto di qualche difficoltà, la caduta risolta con qualche graffio e un livido che spariranno presto, un selfie con al collo la splendida medaglia meravigliosa, pezzo esclusivo dipinto a mano dai bimbi della scuola elementare di Capoterra, una, due, anzi tre o quattro birre e il gioco è fatto.
Epilogo della giornata il pranzo con gli amici con vista sul traguardo e la splendida cornice di questo luminoso acquerello dai tanti colori che ha arricchito ancora un po’ (se ce ne fosse bisogno) la mia passione per questo magnifico sport che ci rende esclusivi, fortunati, privilegiati e rispettosi fruitori degli splendidi scenari che l’ambiente più selvaggio ci regala.
Alla prossima avventura!!!!!
Bruno Di Paola